Salvatore Cuffaro (detto Totò) (52)
Informazioni di base:
Salvatore Cuffaro in Rete:
Biografia:
(estratta da Wikipedia)Salvatore Cuffaro detto Totò (Raffadali, 21 febbraio 1958) è un politico e medico italiano, senatore e vicesegretario nazionale dell'UDC.
È stato presidente della Regione siciliana dal 17 luglio 2001 al 18 gennaio 2008.
Biografia
È sposato e padre di due figli. Alle medie e alle superiori ha studiato presso i Salesiani del collegio "Don Bosco Sampolo" di Palermo. Negli anni '80 si è laureato in medicina e chirurgia, ed ha fatto parte del Consiglio di Facoltà e del Consiglio di amministrazione dell'Università di Palermo in rappresentanza degli studenti. Dopo aver ottenuto la specializzazione in radiologia, ha partecipato alla fondazione del "Centro siciliano Don Luigi Sturzo".
Gli inizi in politica
Da studente ha aderito alla Democrazia Cristiana, di cui è stato delegato regionale del movimento giovanile e dirigente organizzativo in Sicilia. Nel 1980 è stato eletto consigliere comunale di Raffadali, dove ha rivestito il ruolo di capogruppo. Alla fine degli anni '80 viene eletto consigliere del Comune di Palermo nelle file della DC.
Nel maggio 1991, con una buona affermazione personale (79.970 voti di preferenza su 287.166 della lista DC), diviene deputato del collegio di Palermo all'Assemblea Regionale Siciliana. In quella legislatura è stato componente della Commissione attività produttive e vice presidente della Commissione regionale antimafia. Nel settembre 1991 Cuffaro, all'epoca deputato regionale, intervenne ad una puntata speciale della trasmissione televisiva Samarcanda condotta da Michele Santoro in collegamento con il Maurizio Costanzo Show e dedicata alla commemorazione dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia. In quella occasione, Cuffaro - presente tra il pubblico - si scagliò con veemenza contro conduttori ed intervistati, sostenendo come le iniziative portate avanti da un certo tipo di "giornalismo mafioso" fossero degne dell'attività mafiosa vera e propria, tanto criticata e comunque lesive della dignità della Sicilia. Giovanni Falcone, presente in trasmissione, fece cenno a Costanzo di non conoscerlo, mentre Cuffaro parlò di certa magistratura "che mette a repentaglio e delegittima la classe dirigente siciliana", riferendosi chiaramente a Mannino, in quel momento uno dei politici più influenti della Dc.
Con la temporanea uscita dalla scena politica di Calogero Mannino per problemi giudiziari (accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, fu assolto in primo grado, condannato in appello, finché, il 12 luglio 2005, la Cassazione annullò il processo d'appello, decidendo di farlo ripetere), Cuffaro, da sempre vicino alle sue posizioni politiche, gli subentra in ruoli di primo piano nel partito in Sicilia. Lascia il Partito Popolare Italiano, seguendo Rocco Buttiglione, e viene rieletto nel 1996 deputato all'Assemblea regionale siciliana (15.988 voti di preferenza su 61.367) nella lista dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), il nuovo partito di Buttiglione, nato dopo la scissione avvenuta nel PPI, il partito che riprese l'eredità della Democrazia Cristiana. Nella XIII legislatura, ha rivestito la carica di assessore per l'agricoltura e le foreste nei cinque governi regionali, dal 50° al 54°.
Dopo i primi due governi di centro destra (presidenti Provenzano e Drago), partecipa al 52° e al 53° governo regionale, guidati dal DS Angelo Capodicasa, con una coalizione di centrosinistra. Aveva, infatti, abbandonato il CDU nel 1998, per aderire all'UDEUR di Clemente Mastella, partito con cui si candida alle elezioni europee del 1999, ottenendo 89.471 voti (risulta il candidato dell'UDEUR più votato in Italia, pur non ottenendo il seggio). Nel 1998, buona parte del CDU e del Centro Cristiano Democratico in Sicilia era confluita nell'UDEUR, determinando il "ribaltino" e la sostituzione del presidente della regione Giuseppe Drago alla guida di una giunta di centrodestra, con Capodicasa. In entrambi, Cuffaro è ancora assessore all'agricoltura e foreste.
Presidente della Regione
Mentre il centrosinistra pensa di candidarlo sindaco di Palermo, la caduta del secondo governo Capodicasa, nel 2000, determina il suo ritorno nel centrodestra e nel CDU, con l'appoggio del governo presieduto da Vincenzo Leanza, sempre come assessore all'agricoltura.
Il 17 luglio 2001, come candidato presidente della coalizione di centrodestra nella prima elezione diretta del presidente del governo regionale, è risultato eletto con il 59% dei voti, battendo altri due candidati accomunati dalla comune provenienza democristiana: Leoluca Orlando (37%) e Sergio D'Antoni (4%).
Gli viene affidato anche l'incarico di Commissario straordinario per l'emergenza idrica e di Commissario delegato per l'emergenza rifiuti, il che gli permette di occuparsi della riorganizzazione del sistema degli acquedotti, facendo sequestrare numerosi pozzi privati e della predisposizione del piano energetico.
Con il CDU ha partecipato alla fondazione dell'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC), che ha unito a livello nazionale partiti che si richiamavano alla Democrazia Cristiana e che erano favorevoli a un'alleanza all'interno della coalizione di Silvio Berlusconi.
Eletto nell'Elezioni europee del 2004 come capolista dell'UDC nella circoscrizione Isole, ha rinunciato al seggio in favore del primo dei non eletti, Raffaele Lombardo.
Nel 2005 è stato nominato vice-segretario nazionale dell'UDC, quando Lorenzo Cesa è subentrato a Marco Follini nella carica di segretario nazionale.
Il 9 aprile 2006, è stato eletto senatore, come capolista dell'UDC nella circoscrizione Sicilia, ma si è dimesso il 24 luglio, vista l'incompatibilità con la carica di presidente della Regione Siciliana, dove è stato rieletto il 28 maggio 2006, come candidato del centrodestra e del'Movimento per l'Autonomia, battendo la candidata del centrosinistra Rita Borsellino, sua principale avversaria, con il 53% contro il 41,6%.
Le dimissioni da Presidente della regione
Dopo meno di due anni dala seconda elezione, il 26 gennaio 2008, si dimette dinanzi all'Ars dalla carica di presidente delle Regione Siciliana, dopo la condanna in primo grado a 5 anni ed all'interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio, dopo giorni di pressioni da parte dell'opinione pubblica. Da non dimenticare che nello stesso periodo cadeva il governo Prodi, motivo per cui si prospettavano nuove elezioni e possibili incarichi più prestigiosi anche per il Presidente della regione. Il 28 gennaio, delega le funzioni di Presidente della Regione al vice presidente Nicola Leanza. Il 30 gennaio è stato sospeso da deputato regionale dalla Presidenza del Consiglio (in forza della legge 55/1990) a decorrere dal 18 gennaio. Nulli quindi tutti gli atti compiuti dopo quella data. L'1 febbraio, però il Governo regionale solleva un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale per la sua sospensione.
Nel febbraio dello stesso anno, Cuffaro viene nominato da Cesa commissario straordinario dell'UDC di Catania, dato che il precedente segretario provinciale ha abbandonato il movimento per aderire al Popolo della Libertà. In vista delle elezioni politiche del 2008, Pierferdinando Casini definisce Cuffaro un "perseguitato politico" ed annuncia che egli sarà candidato alle consultazioni nazionali, violando dunque la promessa, in campagna elettorale, di non candidatura per chi avesse subito condanne.
Il 14 aprile 2008 viene eletto per la seconda volta senatore nel collegio Sicilia per l'UDC.
I procedimenti giudiziari penali
Cuffaro ha ricevuto il suo primo avviso di garanzia per una presunta tangente intascata dall'eurodeputato Salvo Lima nel 1993. L'indagine era partita dalle dichiarazioni di un pentito, che però si rivelarono subito false, in quanto Lima nel 1993 era già morto.
Durante la sua prima presidenza alla Regione Siciliana Cuffaro è entrato, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso Antonio Borzacchelli e Miceli (precedentemente assessore UDC al Comune di Palermo, legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all'Ospedale Civico di Palermo, e Michele Aiello, importante imprenditore siciliano nel settore della sanità, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti.
Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall'interessato, è stato rinviato a giudizio per favoreggiamento aggravato alla Mafia e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio, mentre non è stata accolta l'accusa di concorso esterno. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all'imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini, grazie a una fonte non ancora nota, incontrandolo da solo in circostanze sospette, riferendo che le due talpe che gli fornivano informazioni sulle indagini che lo riguardavano erano state scoperte. Nell'incontro, anche una discussione riguardante l'approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall'imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe. Il GUP ipotizza inoltre che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti, in servizio ai nuclei di polizia giudiziaria della Procura di Palermo, uno dei quali è stato l'autore del piazzamento delle microspie. Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento.
Nel dicembre 2006, Miceli è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa.
I "cannoli del presidente"
Il 15 ottobre 2007 il procuratore aggiunto del processo a Cuffaro Giuseppe Pignatone ha chiesto 8 anni di reclusione per l'attuale Presidente della Regione Sicilia, per quanto riguarda i seguenti capi d'imputazione:
favoreggiamento a Cosa Nostra;
rivelazione di segreto d'ufficio.
Il 18 gennaio 2008 Cuffaro viene dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le 'talpe' alla Dda di Palermo e condannato a 5 anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Cuffaro assiste alla lettura della sentenza nell'aula bunker di Pagliarelli e dichiara immediatamente di non essere intenzionato ad abbandonare il suo ruolo di presidente della regione Sicilia. Nel frattempo, la pubblicazione di una serie di foto che lo ritraggono con un vassoio di cannoli, mentre apparentemente festeggia per non essere stato condannato per favoreggiamento della mafia, provoca un grande imbarazzo. Il 24 gennaio 2008 l'Assemblea regionale siciliana respinge la mozione di sfiducia (53 voti contro 32) presentata dal centro sinistra. Nonostante il voto di fiducia del Parlamento siciliano, Cuffaro si dimette due giorni dopo, nel corso di una seduta straordinaria dell'Assemblea. Cuffaro ha annunciato che appellerà la sentenza.
Curiosità
È stato soprannominato da alcuni giornalisti "Totò vasa vasa" ("bacia bacia" in siciliano) per la sua abitudine a salutare tutti quelli che incontra con due baci sulla guancia.
Note
^ Il video su YouTube.
^ Dal sito Catania Omnia.
^ Dal sito Quotidiano Nazionale.
^ Informazione di garanzia a Cuffaro indagato per mafia, La Repubblica, 26 giugno 2003.
^ La Repubblica Palermo, 22 giugno 2006.
^ Da repubblica.it.
^ Articolo da La Stampa del 15 ottobre 2007
^ Articolo da La Sicilia del 15 ottobre 2007.
^ Foto pubblicata dal Corriere della Sera
^ Articolo da La repubblica del 26 gennaio 2008.
^ Articolo da La Sicilia del 24 gennaio 2008
^ Articolo da La Sicilia del 26 gennaio 2008.
^ http://www.societacivile.it/focus/articoli_focus/Cuffaro.php
Altri progetti
Wikiquote
Wikiquote contiene citazioni di o su Salvatore Cuffaro
Collegamenti esterni
Sito personale
Scheda su openpolis.it di Salvatore Cuffaro
Collegamenti tra il mafioso Campanella e Cuffaro
Schede di attività all'Assemblea Regionale Siciliana: XI, XII, XIII
Organigramma UDC
Video:Cuffaro polemizza al Costanzo-Samarcanda (presente anche Falcone)
Scheda personale al Senato
Cuffaro e il processo talpe alla Dda di Palermo
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Cuffaro"
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