Giuseppe De Santis (1917-1997)

Informazioni di base:

  • Scomparso nel: 1997
  • Data di nascita: 11 Febbraio 1917
  • Professione: Regista
  • Luogo di nascita: Fondi (LT)
  • Nazione: Italia
  • Giuseppe De Santis in Rete:

  • Sito Ufficiale: Il sito ufficiale di Giuseppe De Santis
  • Wikipedia: Giuseppe De Santis su Wikipedia
  • Biografia:

    (estratta da Wikipedia)

    Giuseppe De Santis (Fondi, 11 febbraio 1917 – Roma, 16 maggio 1997) è stato un regista e sceneggiatore italiano, protagonista della stagione del neorealismo del secondo dopoguerra.

    Biografia
    Giuseppe De Santis nacque a Fondi da Oreste, apprezzato geometra, e da Teresa Goduti. Già negli anni della formazione mostrò il vivo interesse per la letteratura, componendo e pubblicando racconti intessuti di vita paesana e familiare.
    Tra il 1935 e il 1940 a Roma, studente universitario di Lettere e filosofia (che presto abbandonerà per seguire la sua vocazione di cineasta) poté frequentare un gruppo di giovani intellettuali gravitanti intorno al Meridiano di Roma ma soprattutto alla galleria d’arte della Cometa diretta dal poeta Libero de Libero, suo conterraneo. Il gruppo elaborava allora una poetica e visione artistica globale versata all’interdisciplinarità e improntata a razionalità e concretezza: e proprio per questi principi il De Santis capì che l’illustrazione e la discussione più efficace poteva essere realizzata meglio con lo strumento della cinematografia.
    Il quel periodo la situazione del cinema italiano era depressa, a causa del divieto autarchico decretato dal fascismo contro l’importazione di film stranieri: imperversava la moda dei telefoni bianchi, etc. A tale situazione reagì il gruppo di intellettuali raccolti intorno alla rivista quindicinale Cinema (diretta da Vittorio Mussolini), su cui già dal 1940 De Santis curò una rubrica fissa: discutendo e collaborando con giovani di talento, quali Carlo Lizzani, Gianni Puccini e Antonio Pietrangeli, contribuì allora a fare di Cinema la rivista che durante il fascismo riuscì a svolgere, tra le righe, un’opposizione sempre più chiara e significativa alla politica culturale del regime (Gianni Rondolino, Storia del cinema italiano, p.410) e quel vivaio di forze culturali e già antifasciste, che nel dopoguerra contribuiranno al rinnovamento della cinematografia italiana.
    Peraltro negli anni 1940 e 1941 De Santis frequentò a Roma il Centro Sperimentale di Cinematografia, dove si diplomò brillantemente e poté realizzare le prime prove di regia. In quegli anni entrò anche in contatto con un importante gruppo di giovani romani già impegnati nella lotta clandestina antifascista, segnatamente Mario Alicata, Giaime Pintor, Antonello Trombadori e il conterraneo Pietro Ingrao. La frequentazione di questo gruppo fu determinante per l’orientamento politico e culturale del giovane De Santis, che militando nel PCI incontrò spontaneamente la classe operaia e il mondo contadino, dai quali attingerà non solo temi e questioni che tratterà nelle sue opere mature, ma anche uno stile appropriato, realista e epico come lo erano le tradizioni narrative e cantate della cultura popolare.
    Attività professionale
    Dopo alcune collaborazioni con registi di grido come Luchino Visconti (in Ossessione, di cui firmò anche la sceneggiatura) e Roberto Rossellini (in Desiderio), nel 1948 realizza il primo lungometraggio, Caccia tragica, che per i temi trattati (la lotta fra i contadini di una cooperativa e un gruppo di agrari), il ritmo di dramma popolare, non immune peraltro da esigenze narrative "americane" (scene movimentate e drammatiche, erotismo, etc.), inaugura la stagione del neorealismo, alla quale De Santis contribuisce attraverso un’analisi rigorosa delle forze sociali, una presa diretta della realtà umana e sociale (spesso i suoi attori sono presi dalla gente del luogo), ma in particolare superando i modi didascalici della cinematografia sovietica e l’ideologismo della letteratura nazional-popolare con un uso originale della macchina da presa, che riproduceva cadenze e ritmi narrativi e visivi propri della cinematografia americana.
    Questi caratteri contribuiscono fortemente al trionfo della prova successiva, Riso amaro (1949), che tratta della dura lotta per la vita delle mondariso, in una storia che intreccia l’analisi politica segnata dalla lotta di classe alla sfera del privato dei protagonisti. Nella regia si esalta la recitazione di una esordiente d’eccezione, Silvana Mangano. Per questo film De Santis e Carlo Lizzani ottengono la nomination per il Premio Oscar per il miglior soggetto.
    Le stesse tematiche, sullo sfondo di una società contadina ancora "primitiva" e conflittuale, quella della natìa Fondi, vengono trattate nel successivo Non c'è pace tra gli ulivi (1950). Con Roma ore 11, ispirato ad un fatto di cronaca di forte presa sociale avvenuto a Roma (1952), e Un marito per Anna Zaccheo (1953), che analizza la vita e i tormenti di una ragazza napoletana afflitta dalla sua procace bellezza, che diventa ostacolo per la vita normale alla quale ambisce, De Santis lascia momentaneamente la campagna per trattare temi cittadini e borghesi, in un’Italia che nel pieno della ricostruzione si orienta sempre più su miti ed atteggiamenti "americani". La sua regia si impone, in particolare per l’uso sapiente e originale della gru, del dolly e della tecnica del pan focus, con cui domina il movimento ampio ma controllato in particolare delle folle.
    Con Giorni d'amore (1954) e Uomini e lupi (1956) torna ai temi consueti. In particolare Giorni d'amore è il suo primo film a colori e conquista il Nastro d'Argento nel 1955 per il migliore attore protagonista (Marcello Mastroianni) e poi il premio per la migliore fotografia a colori al III Festival Internazionale di Cinema di San Sebastian (Otello Martelli).
    Con La strada lunga un anno, girato nel 1958 in Istria e candidato al premio Oscar come miglior film straniero, inizia la crisi del regista: crisi di ispirazione, stanchezza, incapacità di rinnovarsi profondamente in un periodo storico molto critico per la sinistra, che non riesce ad assorbire gli eventi catastrofici del comunismo sovietico (destalinizzazione, repressione sanguinosa della rivolta d'Ungheria del 1956). Ma tutto il filone del neorealismo entra in crisi, dando spazio alla commedia all’italiana. Tuttavia, il film conquista il premio alla migliore regia al Festival di Pola del 1958.
    La nuova stagione della produzione di De Santis inizia con uno scialbo La garçonnière (1960) narrante l’avventura extraconiugale di un uomo che infine, deluso, ritorna in famiglia; continua con Italiani brava gente (1964), una coproduzione italo-sovietica sulla ritirata di Russia delle truppe italiane, in cui torna sottopelle l’ideologia nelle forme della ribellione dei proletari di ogni parte belligerante contro la guerra, e termina con Un apprezzato professionista di sicuro avvenire (1972), un feuilleton con cui pare volersi cimentare con le tematiche del triofante indirizzo della commedia all’italiana.
    Riconoscimenti
    Nel 1947 ha ricevuto il Nastro d'Argento per la regia per il film Caccia tragica.
    Nel 1959 il film La strada lunga un anno di produzione jugoslava è stato candidato al premio Oscar nella categoria di miglior film straniero. Nella stessa categoria ha vinto un Golden Globe.
    Nel 1995 ha ricevuto il Leone d'Oro alla carriera alla Mostra del cinema di Venezia.
    Alla memoria di De Santis viene assegnato ogni anno, dal 1999, il premio Dolly d'oro Giuseppe De Santis. Il premio è assegnato a giovani registi esordienti.
    Bibliografia
    Stefano Masi, Giuseppe De Santis, Il Castoro cinema, Firenze: La Nuova Italia, 1982
    Antonio Parisi, Il cinema di Giuseppe De Santis: tra passione e ideologia, Roma: Cadmo, 1983


    Collegamenti esterni
    Associazione Giuseppe De Santis
    Scheda dell'Internet Movie Database su Giuseppe De Santis


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