Giambattista Tiepolo (1696-1770)

Informazioni di base:

  • Vero Nome: Giovanni Battista Tiepolo
  • Scomparso nel: 1770
  • Data di nascita: 15 Marzo 1696
  • Professione: Pittore
  • Luogo di nascita: Venezia (VE)
  • Nazione: Italia
  • Giambattista Tiepolo in Rete:

  • Wikipedia: Giambattista Tiepolo su Wikipedia
  • Biografia:

    (estratta da Wikipedia)

    Dama col tricorno, 1755-60, National Gallery of Art, Washington.
    Giambattista Tiepolo , o Giovanni Battista Tiepolo (Zianigo, 5 marzo 1696 – Madrid, 27 marzo 1770) è stato un pittore e incisore italiano della Repubblica di Venezia. Marito di Maria Cecilia Guardi, sorella dei pittori Francesco Guardi e Gianantonio Guardi; padre di Giandomenico Tiepolo e di Lorenzo Tiepolo.
    Il suo stile grandioso viene caratterizzandosi come sofisticato e iperbolico, in un senso tipicamente settecentesco; le scene da lui create evocano un mondo dilatato all'infinito e fittizio, reso da una tavolozza cromaticamente squillante e da una luce fredda e irreale, creata usando un tono argenteo che si riflette dagli oggetti come dalle figure, che perdono ogni consistenza plastica.

    Gli anni giovanili
    Giambattista nasce a Venezia il 15 marzo del 1696, in corte San Domenico nel Castello (sestiere di Venezia), da Domenico, piccolo armatore, e Orsetta Marangon. Il 16 aprile dello stesso anno riceve il battesimo nella chiesa di San Pietro di Castello. nel 1697 l'anno successivo, il 10 marzo, muore il padre, lasciando la famiglia in perduranti difficoltà economiche.
    La sua prima formazione artistica si svolge, dal 1710 circa, nella bottega di Gregorio Lazzarini, pittore eclettico, capace di unire i differenti insegnamenti della tradizione veneziana, da cui apprende, oltre che i primi rudimenti, il gusto per il grandioso e teatrale nelle composizioni. Ben presto si dirige verso la cosiddetta pittura “tenebrosa” di Federico Bencovich e di Giambattista Piazzetta, oltreché ai contemporanei il suo studio si rivolge ai grandi del cinquecento Veneto, Tintoretto e Paolo Veronese, ma anche all'opera di Jacopo Bassano.
    Nel 1715 inizia a dipingere i cinque soprarchi della chiesa veneziana di Santa Maria dei Derelitti (Ospedaletto), con figure accoppiate di apostoli, dal violento chiaroscuro e dai toni cupi. In questi anni il Tiepolo lavora anche per il doge in carica, Giovanni II Cornaro, eseguendo nel suo palazzo soprapporte, quadri e ritratti tra cui quello del doge Marco Cornaro (1716 circa) e quello dello stesso Giovanni, entrambi dai toni caldi e chiari, che si rifanno ai modi di Sebastiano Ricci. Nello stesso anno lavora all'affresco con l'Assunta nella chiesa parrocchiale di Biadene. Il 16 agosto dello stesso anno espone alla festa di San Rocco il bozzetto con la Sommersione del Faraone.
    Al 1717 risale la prima menzione dell'artista nella Fraglia dei pittori veneziani. Nello stesso anno quattro incisioni del libro il Gran teatro delle pitture e prospettive di Venezia sono riprese da suoi disegni. Del 1719 è il Ripudio di Vasti, ora in collezione privata a Milano. Il 21 novembre dello stesso anno sposa con rito segreto Maria Cecilia Guardi, sorella dei pittori Francesco Guardi e Giovanni Antonio Guardi e da cui avrà dieci figli, tra cui Giandomenico Tiepolo Indomenico e Lorenzo Baldissera Tiepolo Lorenzo che lavoreranno come suoi assistenti. La coppia risiederà fino al 1734, a San Francesco della Vigna, nei pressi di Palazzo Contarini.
    Tra il 1719 e il 1720 esegue la decorazione ad affresco del salone del primo piano della villa Baglioni a Massanzago, in questa la sala viene completamente rivestita dagli affreschi, che sfondando illusionisticamente le pareti, creando così uno spazio infinito, nelle pareti è il Mito di Fetonte mentre nella volta è il Trionfo d'Aurora. Con questo ciclo ha inizio la collaborazione con il pittore di quadrature Gerolamo Mengozzi detto il Colonna, che dipingerà per Tiepolo negli anni successivi la maggior parte delle decorazioni a finte architetture che inquadrano i suoi affreschi.
    Del 1721 è la commissione della Madonna del Carmine per la chiesa di Sant'Aponal, realizzata dal 1722, consegnata nel 1727 e ora conservata alla Pinacoteca di Brera, del 1722 è il Martirio di san Bartolomeo, per la chiesa veneziana di San Stae, di potente forza espressiva data dal violento chiaroscuro e dalla nettezza del contorno grafico.
    Del 1722 è la Gloria di santa Lucia nella chiesa parrocchiale di Vascon, presso Treviso. Nel 1722 partecipa al concorso per la decorazione della cappella di San Domenico della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, vinto poi dal Piazzetta. Nel 1724, a seguito di alcune modifiche apportate nella chiesa dell'Ospedaletto da Domenico Rossi, dipinge il soprarco con il Sacrifico di Isacco, ultimo esempio dei suoi iniziali modi tenebrosi, da questo momento in poi il suo stile si assesta definitivamente verso colori brillanti dai toni chiari immersi in una luminosità solare.
    Tra il 1724 e il 1725 lavora alla decorazione di Palazzo Sandi, con sul soffitto del salone il Trionfo dell'eloquenza, tema iconografico probabilmente dovuto alla professione del committente l'avvocato Tommaso Sandi; al centro contro il cielo azzurro percorso da nubi sono le figure di Minerva e Mercurio mentre sul cornicione quattro episodi mitologici: Orfeo che conduce Euridice fuori dall'Ade, Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera, Anfione col potere della musica costruisce le mura di Tebe e Ercole incatena Cercope con la sua lingua. Lo schema compositivo è simile a quello utilizzato da Luca Giordano in Palazzo Medici comunque questo schema con poche figure al centro e molte accalcate ai lati sarà tipico di tutta la sua successiva produzione. Ma è lo schiarimento del colore che diventerà suo tratto stilistico inconfondibile, questo derivato dalla riscoperta dell'opera di Paolo Veronese. Per lo stesso palazzo realizza anche tre tele tra cui Ulisse scopre Achille tra le figlie di Licomede, ora tutte in collezione privata a Vicenza.
    Tra il 1725 e il 1726 realizza Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle, ora al Museum of Fine Arts di Montreal, dove Apelle ha le sembianze del pittore e Campaspe quelle di sua moglie Cecilia, sorella di Francesco Guardi.
    La maturità
    Apparizione dell'angelo a Sara.
    Nel 1726 è a Udine dove esegue gli affreschi per la volta della cappella del Santissimo Sacramento nel Duomo cittadino; lavora al Castello e al palazzo patriarcale su commissione di Dioniso Dolfin, patriarca di Aquileia, la decorazione comprende Scene e personaggi dell’Antico Testamento nella volta dello scalone la Caduta degli angeli ribelli con attorno otto scene a monocromo con episodi tratti dalla Genesi; nella galleria lunga decorò le pareti con tre episodi: l'Apparizione dei tre angeli ad Abramo, Rachele nasconde gli idoli e l'Apparizione dell'angelo a Sara posti tra figure di profetesse a monocromo, mentre nel soffitto affresca il Sacrificio di Isacco; nella Sala Rossa realizza il Giudizio di Salomone tra figure di profeti, infine nella sala del Trono esegue ritratti di antichi patriarchi, ora in cattive condizioni.
    Per i fratelli del patriarca, Daniele III e Daniele IV, esegue, durante l'inverno, le dieci tele con storie romane, per il loro palazzo veneziano, completate nel 1729 e oggi divise tra l'Hermitage di San Pietroburgo, il Metropolitan Museum di New York e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
    Nel 1727 nasce il figlio Giandomenico, suo futuro collaboratore; mentre nel 1730 viene chiamato a Milano, forse con la mediazione di Scipione Maffei, dove realizza gli affreschi di cinque soffitti a Palazzo Archinto, col Trionfo delle arti, distrutti dai bombardamenti nel 1943 e nel 1731 a Palazzo Dugnani (già Casati) dipingendo il soffitto del salone con l'Allegoria della magnanimità e sulle pareti tre scene con le Storie di Scipione.
    Tornato a Venezia nel 1731 esegue l'Educazione della Vergine per la chiesa di Santa Maria della Fava e la Natività per quella di San Zulian. Del 1732 è l'Adorazione del Bambino per la chiesa veneziana di San Zeno, nello stesso anno è a Bergamo dove inizia i lavori al Duomo e gli affreschi della Cappella Colleoni con tre lunette rappresentati Scene della vita di san Giovanni Battista. Nel 1733 scrive di lui Antonio Maria Zanetti il Giovane:


    ...suo distinto pregio è il pronto carattere d’inventare e inventando di distinguere e risolvere ad uno stesso tempo quantità di figure con novità di ritrovati, con molteplicità e ottima disposizione di attrecci e altro; unendo a ciò una esatta intelligenza di chiaroscuro ed una lucidissima vaghezza.

    Nel 1734 lavora alla Villa Loschi-Zilieri, nei dintorni di Vicenza affrescando nello scalone e nel salone figure allegriche derivate dal trattato Iconologia di Cesare Ripa. Nello stesso anno consegna la pala Rovetta e cambia casa e trasferendosi alla Pasina, vicino San Silvestro.
    Del 1735 è la Madonna del Rosario, opera firmata e datata e ora in collezione privata di New York e la Madonna col Bambino e i santi Giacinto e Domenico, ora a Chicago. Nel 1736 nasce il figlio Lorenzo. Nello stesso anno rifiuta l'offerta di decorare il palazzo reale di Svezia, dichiarando che la somma di denaro offerta è inadeguata, ed esegue la tela con Giove e Danae, ora a Stoccolma.
    Nel gennaio 1737 consegna il Martirio di sant'Agata realizzato per la Basilica di Sant'Antonio a Padova. Nello stesso anno torna a Milano, chiamato dal cardinal Erba Odescalchi per realizzare tre affreschi nella Basilica di Sant'Ambrogio. Invia tre pale d'altare a Udine per il patriarca e realizza la perduta pala per l'altare Cornaro in San Salvador a Venezia, sempre nello stesso anno inizia il grandioso ciclo di affreschi per la navata, il presbitero e il coro, con Gloria di san Domenico, in Santa Maria dei Gesuati a Venezia, concluso nel 1739. Nell'affresco centrale della navata è l'Istituzione del Rosario, di cui il Tiepolo realizzò tre bozzetti, nell'affresco sopra quindici gradini, simbolo dei rispettivi misteri del rosario, è san Domenico che porge ai fedeli, tra cui il doge in carica Alvise Pisani e il patriarca Francesco Antonio Correr, il rosario che la Vergine gli aveva consegnato in una visione, in basso le figure che precipitano dalla scalinata son un'allusione al ruolo svolto dal santo contro l'eresia.
    Nel 1739 dipinge per la chiesa conventuale di Diessen il Martirio di san Sebastiano. In questi anni realizza le tre grandi tele con Scene della Passione di Cristo per la chiesa veneziana di Sant'Alvise, in queste per il tono drammatico è più forte l'influenza di Tintoretto e del Tiziano degli ultimi anni, ma anche delle incisione di Rembrandt, soprattutto nei tipi barbuti che compaiono, nella Salita al Calvario; queste tele iniziate nel 1737 circa furono poste in loco nel 1740.
    Palazzo Clerici; le opere per Francesco Algarotti
    Nel 1740 torna a Milano dove in Palazzo Clerici affresca la volta della galleria con la scenografica Corsa del carro del sole, al centro il carro di Apollo trainato da quattro cavalli, mentre sul cornicione si assiepano una moltitudine di gruppi e figure di divinità; l'affresco venne realizzato probabilmente in occasione del matrimonio tra il committente Giorgio Antonio Clerici e Fulvia Orsini, previsto per il 1741. Nel 1740 invia a Camerino la pala con l'Apparizione della Vergine San Filippo Neri.
    Tornato a Venezia nel 1740 nella Parrocchiale di Verolanuova esegue le grandi tele con la Caduta della manna e Sacrificio di Melchidesec; le tre scene della Passione in Sant’Alvise a Venezia e il Ritratto di Antonio Riccobono per l'Accademia dei Concordi di Rovigo. In Palazzo Pisani esegue l'Apoteosi di Vettor Pisani, qui il condottiero, vincitore della battaglia di Chioggia contro i genovesi, viene accompagnato sull'Olimpo da Venere per essere presentato a Giove e Marte; alla scena assiste Nettuno.
    Nel 1743 giunge nella città lagunare Francesco Algarotti per comprare dipinti, per conto del re di Sassonia Augusto III, e portarli a Dresda; il Tiepolo, divenuto suo amico, lo consiglierà, con altri pittori veneziani, nell’acquisto delle opere dei maestri antichi e su commissione di questo esegue tele per nordica, tra queste il Banchetto di Antonio e Cleopatra, ora a Melbourne descritto dall'Algarotti come «un bel campo di architettura, l’arioso del sito, la bizzarria né vestiti, i bei contrasti nella collocazione dei colori locali, una franchezza e leggiadria indicibile di pennello lo rendono cosa veramente paolesca»; il Trionfo di Flora e Mecenate presenta ad Augusto le Arti, queste ultime due inviate al conte Brül nel 1744.
    Risalgono al 1743le otto tele della Scuola grande del Carmine a Venezia, commissionate nel 1739 e imperniate sulla scena con l'Apparizione della Madonna del Carmine al beato Simone Stock: in questa tela, in cui è raffigurata l'offerta da parte della Vergine di uno scapolaresacro, fonte di indulgenze, l'immagine della Vergine col Bambino sorretta da un turbinio di angeli, sembra abbagliare il beato, prostrato verso la rappresentazione del Purgatorio.
    Trionfo di Flora San Francisco M. H. de Young Memorial Museum
    Sempre dello stesso anno è la prima pubblicazione dei Vari Capricci, una cartella con dieci incisioni. Probabilmente dello stesso periodo è anche la seconda cartella con ventiquattro incisioni, pubblicata postuma dal figlio Giandomenico nel 1775 o 1778, è lo stesso Giandomenico a darle il titolo: Scherzi di Fantasia.
    Tra il 1743 e il 1744 lavora alla decorazione della villa Cordellina a Montecchio Maggiore. Nel salone sulla volta esegue, tra sei figure allegoriche a monocromo, il Trionfo della Virtù e della Nobiltà sull'Ignoranza, mentre alle pareti la Famiglia di Dario dinanzi ad Alessandro e la Continenza di Scipione.
    Tra il 1744 e il 1745 per il Palazzo Barbarigo a Venezia, in collaborazione col Mengozzi Colonna, realizza affreschi e tele, tra questi il soffitto con La Virtù e la Nobiltà vincono l'Ignoranza. Di questo periodo sono sia le otto tele, destinate ad un palazzo veneziano non meglio precisato, con scene tratte dalla Gerusalemme Liberata e ora quattro alla National Gallery di Londra e le restanti a Chicago, sia, probabilmente, le tre soprapporta con satiri, due ora a Pasadena alla Norton Simon Foundation e uno alla Galleria nazionale d'arte antica di Roma. Tra l'aprile e il novembre affresca la volta della navata alla chiesa degli Scalzi a Venezia con il Trasporto della Santa Casa di Loreto, distrutta nel 1915, durante la prima guerra mondiale, di cui restano i due bozzetti preparatori. Nel settembre dello stesso anno consegna al Duomo di Bergamo la pala col Martirio di san Giovanni.
    Palazzo Labia; Würzburg
    Tra il 1746 e il 1747 esegue il complesso decorativo di Palazzo Labia a Venezia nel salone da ballo affresca le Storie di Antonio e Cleopatra, con la quadratura di Gerolamo Mengozzi Colonna, che si integra perfettamente con gli episodi narrativi, dove personaggi sontuosamente vestiti assumono pose teatralmente eloquenti. Nella volta entro un oculo centrale è Bellerofonte su Pegaso va verso la Gloria e l'Eternità, nelle pareti tra figure allegoriche e mitologiche sono presenti le due scene principale l'Incontro tra Antonio e Cleopatra e Banchetto di Antonio e Cleopatra; nella Sala degli Specchi nel soffitto realizza il Trionfo di Zefiro e Flora. Nel 1747 Tiepolo si trasferisce nella parrocchia di Santa Fosca, vicino al Ponte di Noal.
    Nel 1748 dipinge due soffitti per palazzo Manin a Venezia, in occasione delle nozze di Ludovico Manin e Elisabetta Grimani. Dello stesso anno è la la pala con Tre sante domenicane, cioè le sante Caterina, Rosa da Lima e Agnese da Montepulciano, per la chiesa dei Gesuati.
    Nel 1749 invia a Ricardo Wal, ambasciatore spagnolo a Londra la pala con San Giacomo maggiore, ora conservato al Szèpmüvèszeti Mùzeum di Budapest. Nello stesso anno è la consegna del comparto centrale del soffitto alla Scuola grande dei Carmini. Tra il 1750-51 Charles-Nicolas Cochin scrive di lui: «un talento particolare nell’affresco delle volte, nelle quali osa gli scorci i più audaci; la sua maniera è lievemente trascurata e secca, particolarmente a causa del suo amore di una luce eccessiva. Ne consegue che le sue ombre sono nette, per quanto non nere».
    Il 12 dicembre 1750, chiamato dal principe vescovo Karl Philipp von Greiffenklau, si reca a Würzburg, insieme ai figli Giandomenico e Lorenzo, per decorarne la Residenza del principe vescovo; qui esegue la decorazione della Kaisersaal, allora la sala da pranzo, con le Storie di Federico Barbarossa, dove il programma iconografico deriva dal fatto che fu proprio il Barbarossa a investire il primo principe vescovo di Würzburg: Aroldo. Nella volta è affrescato Apollo che conduce al genio della nazione germanica Beatrice di Burgundia, futura sposa del Barbarossa, con figure che si sovrappongono illusionisticamente alla cornice in stucco, opera di Antonio Bossi; sulle pareti le scene, incorniciate da uno scenografico sipario lavorato in stucco colorato, con le Nozze del Barbarossa e l'Investitura del vescovo Aroldo a duca di Franconia, firmato e datato GIO.BTTA TIEPOLO 1752; completati questi nel 1752 inizia la decorazione della volta dello scalone monumentale con l'Olimpo attorniato dalle quattro parti del mondo, lavori conclusi entro il novembre 1753: lo spazio della visione è concepito come inesorabilmente lontano e il mondo delle rappresentazione risulta così fittizio, illusorio, al contrario di quello che avveniva nell'estetica Barocca, dove lo spazio, anche se infinito, manteneva un certo grado di realtà.
    Di nuovo Venezia; la villa Valmarana
    Lasciata Würzburg l'8 novembre 1753 torna a Venezia dove l'8 maggio consegna alla chiesa di San Polo la tela con l' Apparizione della Madonna a san Giovanni Nepocumeno e inizia nel 1754 la decorazione della chiesa della Pietà a Venezia con nella volta della navata l'affresco Incoronazione di Maria immacolata
    Minerva trattiene Achille dall'uccidere Agamennone
    Nel 1757 acquista una villa a Zianigo e realizza la decorazione di Villa Valmarana presso Vicenza decorando nel corpo principale la sala centrale detta di Ifigenia e i quattro ambienti attigui detti Sala dell’Iliade, della Gerusalemme liberata, dell’Eneide e dell’Orlando Furioso. Il programma iconografico probabilmente deriva dalla passione per l'epica classica e l'epopea cavalleresca del committente Giustino Valmarana, morto proprio nel 1757. Nel Sacrificio di d'Ifigenia, la fonte è identificabile con l'Omero nella versione di Valerio Massimo, riscontrabile dal fatto che Agamennone è l'unico a non accorgersi dell'arrivo del cervo mandato da Diana, poiché si sta coprendo il volto col mantello. In questa sala la partizione architettonica, del Mengozzi Colonna funge da sostegno della cornice reale creando l'illusione della continuità tra spazio dipinto e reale, nel soffitto è la scena con Diana che interviene a fermare il sacrifico e i venti che soffiano nuovamente. Nella Sala dell'Iliade, l'affresco con Minerva trattiene Achille dall'uccidere Agamennone è strutturato in modo che i tre personaggi principale siano come su un proscenio mentre la folla dei guerrieri nel fondo è posta come si si trattasse del coro teatrale. Nelle Sale dell'Orlando Furioso e della Gerusalemme Liberata, la narrazione si fa più episodica in quanto gli affreschi sono racchiusi in incorniciature di gusto rocaile e trattano per lo più temi di tono più intimo e sentimentale, forse dovuto all'influenza del figlio Giandomenico. nella Foresteria esegue la volta della Sala dell’Olimpo. Per la stessa famiglia esegue la decorazione del Palazzo Trento Valmarana a Vicenza.

    Nello stesso anno dipinge la pala commissionata dalla famiglia Thiene,l'opera rappresenta L’apoteosi di san Gaetano Thiene, la pala si trova nella chiesa di Rampazzo frazione di Camisano Vicentino.
    Tornato a Venezia realizza in Ca' Rezzonico. Due soffitti con un' Allegria nuziale e La Nobiltà e la Virtù accompagnano il Merito verso il tempio della Gloria in occasione del matrimonio tra Ludovico Rezzonico e Faustina Savorgnan.
    Il 30 settembre 1759 consegna la pala per la chiesa di San Silvestro a Folzano, mentre il 24 dicembre quella per il Duomo di Este con Santa Tecla che libera Este dalla peste. Sempre nello stesso anno esegue con Giandomenico gli affreschi dell'oratorio della Purità e del Palazzo Arcivescovile a Udine.
    Nel 1760 esegue il Trionfo di Ercole per il Palazzo Canossa a Verona, gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, dello stesso anno è la commissione per l'affresco del salone di Villa Pisani a Stra con l' Apoteosi della famiglia Pisani, l’ultimo grande lavoro eseguito in Italia, in questo affresco eccezionalmente a essere esaltati non sono i fondatori o i personaggi illustri del casato, ma gli stessi membri viventi.
    Nello stesso periodo (1760 circa) esegue anche la pala d'altare di notevoli dimensioni (270x180 cm) Miracolo di Sant'Antonio del Duomo di Mirano.
    Non è certo, invece, l'anno di realizzazione del telero "Apoteosi di Angelo della Vecchia nel segno delle virtù" prima noto come "Apoteosi del Doge Morosini", ora plafond della Sala Giunta di Palazzo Isimbardi a Milano, sede istituzionale della Provincia di Milano. L'opera risultava provenire da palazzo Morosini Gatterburg di Santo Stefano a Venezia, mentre pare che il vero luogo di provenienza fosse il palazzo costruito nel 1750 a Vicenza dall'avvocato Angelo della Vecchia. Il dipinto venne acquistato nel 1954 dalla Provincia di Milano e subì un restauro nei primi anni '80 sotto la direzione dalla Sopraintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano.
    L'epilogo: Madrid
    Nel 1761 Carlo III di Spagna chiama Tiepolo a Madrid per decorare con affreschi le sale del nuovo Palazzo Reale. Il pittore, partito il 31 marzo 1762, giunge a Madrid il 4 giugno, accompagnato dai figli Lorenzo e Giandomenico, vivendo in Plaza de San Martín e lavora ai soffitti di tre sale: l'Apoteosi della Spagna nella vasta Sala del Trono, opera a cui contribuirono in larga parte i figli conclusa nel 1764, l'Apoteosi di Enea nella sala degli Alabardieri e la Grandezza della monarchia spagnola nell'Anticamera della regina, concluse nel 1766.
    Tra il 1767 e il 1769 dipinge sette pale per la chiesa reale di Aranjuez, oggi divisi tra il Museo del Prado di Madrid e il Palazzo Reale di Madrid, con solitarie figure di santi collocati in paesaggi vuoti e realistici. Di questo periodo sono anche le quattro telette sul tema della fuga in Egitto ora divise tra lo Staatsgalerie di Stoccarda e il Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.
    Nel 1769 inizia la decorazione della volta della collegiata di Sant'Idelfonso a La Granja, di cui realizza solo il bozzetto preparatorio con l'Immacolata concezione, ora alla National Gallery di Dublino. Di questi anni si ricorda l'ingiusta eclissi della sua fortuna, sorpassata, poco dopo la sua morte, dalla fama di Anton Raphael Mengs, l'astro nascente del neoclassico, anche lui attivo nel palazzo reale di Madrid.
    Giovan Battista Tiepolo muore il 27 marzo 1770 a Madrid e viene sepolto nella distrutta chiesa di San Martin.
    Opere
    Ritratto di Antonio Riccobono presso la Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Palazzo Roverella, Rovigo
    Apollo e Marsia, 1720-1722, olio su tela, 100 x 135 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia.
    Martirio di san Bartolomeo, 1722, olio su tela, 167 x 139 cm, Venezia, Chiesa di San Stae.
    Bellerofonte e il cavallo Pegaso, 1723 ca, affresco, Venezia, Palazzo Sandi.
    Ratto di Europa, 1725 ca, olio su tela, 99 x 134 cm, Venezia, Gallerie dell'Accademia.
    Abramo in preghiera di fronte ai tre angeli, 1730 ca, olio su tela, 140 x 120 cm, Venezia, Scuola Grande di San Rocco.
    L'angelo soccorre Agar, 1732, olio su tela, 140 x 120 cm, Venezia, Scuola Grande di San Rocco.
    Educazione della Vergine, 1732, olio su tela, Venezia, Chiesa di Santa Maria della Fava.
    Predica di Giovanni Battista, 1732-1733, affresco, 350 x 300 cm, Bergamo, Cappella Colleoni.
    Decollazione del Battista, 1732-1733, affresco, 350 x 300 cm, Bergamo, Cappella Colleoni.
    Trionfo di Zefiro e Aurora, 1734-1735, olio su tela, 395 x 225 cm, Venezia, Ca' Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano.
    Ritratto di Antonio Riccobono, 1734 ca, olio su tela, 102 x 89 cm, Rovigo, Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi e del Seminario, Palazzo Roverella.
    Giove e Danae, 1736, olio su tela, Stoccolma, Universitet Konsthistoriska Institutionen.
    Bibliografia
    M. Gemin, F. Pedrocco, Giambattista Tiepolo. I dipinti. Opera completa, Venezia 1993.
    T. Hetzer, Die Fresken Tiepolos in der Würzburger Residenz, Frankfurt, 1943.
    A. Morassi, Tiepolo e la Villa Valmarana, Milano, 1945.
    A. Morassi, Giovan Battista Tiepolo, Londra, 1955.
    A. Pallucchini, L’opera completa di Giambattista Tiepolo, Milano 1968.
    A. Porcella, La giovinezza di Gianbattista Tiepolo, Roma 1973.
    Aldo Rizzi, Il Tiepolo all'Arcivescovado di Udine, Milano 1965.
    Aldo Rizzi, Tiepolo a Udine, Milano 1969.
    Aldo Rizzi, le acqueforti dei Tiepolo, Milano, 1970.
    Aldo Rizzi, La grafica del Tiepolo: le acqueforti, Milano 1971.
    Aldo Rizzi, La mostra del Tiepolo, Milano 1971.
    Aldo Rizzi, Giambattista Tiepolo, Milano 1990.
    Aldo Rizzi, I Tiepolo a Udine, Milano 1996.
    Roberto Calasso, Il rosa Tiepolo, Milano 2006.
    Altri progetti
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