Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831)

Informazioni di base:

  • Scomparso nel: 1831
  • Data di nascita: 27 Agosto 1770
  • Professione: Filosofo
  • Luogo di nascita: Stoccarda
  • Nazione: Germania
  • Georg Wilhelm Friedrich Hegel in Rete:

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  • Biografia:

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    Georg Wilhelm Friedrich Hegel.
    Georg Wilhelm Friedrich Hegel (Stoccarda, 27 agosto 1770 – Berlino, 14 novembre 1831) è stato un filosofo tedesco, considerato uno dei rappresentanti più significativi dell'idealismo sviluppatosi in Germania.

    Biografia
    Primogenito di Georg Ludwig, capo della cancelleria del duca Karl Eugen, e di Maria Magdalena Fromm, che avranno altri due figli, Ludwig e Christiane, fu educato nella famiglia secondo i principi di una ferma ortodossia politica e religiosa. Fin dall'adolescenza apparve, a coloro che lo frequentarono, di temperamento conformista e borghese.
    Dal 1773 frequenta per cinque anni la scuola elementare; dal 1777 affronta studi umanistici nel Ginnasio di Stoccarda e, privatamente, studi scientifici.
    Rimasto orfano della madre nel 1784, dal 1785 al 1787 tiene un diario da cui si rileva il suo interesse per il mondo classico, la Bibbia e autori contemporanei come Goethe, Schiller e Gotthold Lessing.
    Ottenuta la maturità nel 1788, il 27 ottobre di quello stesso anno Hegel s'iscrive all'Università di Tubinga, ospite come borsista nel locale seminario, lo Stift, senza apprezzare né la disciplina vigente nel collegio, né i metodi di insegnamento, né la preparazione dei professori, i quali non ebbero influenza su di lui se non, forse, quella di stimolargli una reazione alla loro ortodossia dogmatica. Influenza molto importante, al contrario, fu la frequentazione col futuro grande poeta Friedrich Hölderlin - che lo definisce ingegno alto e prosaico - e Schelling, con i quali divise per alcuni anni la camera e celebrò gli anniversari della Rivoluzione francese.
    Studia in particolare i classici greci, gli illuministi, Kant e i kantiani; il 27 settembre 1790 conclude il primo biennio di studi, conseguendo il titolo di Magister philosophiae; il 20 settembre 1793 conclude gli studi ottenendo il titolo di Kandidat; il giudizio ottenuto in filosofia non è lusinghiero: Philosophiae nullam operam impendit, non si è impegnato nella filosofia.
    Dall'ottobre del medesimo anno è precettore dei figli del nobile bernese Karl Friedrich von Steiger. Nel luglio 1795 conclude la Vita di Gesù, scritta secondo un'ottica moralistico-kantiana, e pubblicata dal Nohl soltanto nel 1906, una parte dei Frammenti su religione popolare e Cristianesimo, pubblicati nel 1907. Nel 1796 conclude La positività della Religione Cristiana pubblicata nel 1907.
    Non ama l'ambiente clericale e oligarchico di Berna; nel gennaio 1797 si trasferisce a Francoforte, dove Hölderlin gli ha procurato un nuovo posto di precettore. Nel 1798 scrive il saggio Sulle più recenti vicende interne del Württemberg specialmente sul deplorevole stato della magistratura , pubblicato nel 1913, in cui lamenta la crisi interna della sua patria e propone l'elezione diretta dei magistrati da parte dei cittadini. Con Hölderlin e Schelling dà stesura definitiva al Programma di sistema, manifesto dell'Idealismo tedesco. Il 14 gennaio 1799 muore il padre.
    Porta a compimento Lo spirito del Cristianesimo e il suo destino, pubblicato nel 1907, gradualmente allontanandosi dalla concezione kantiana di una religione nei limiti della pura ragione; nel settembre del 1800 scrive il Frammento di Sistema, in cui, oltre a un abbozzo di dialettica, mostra un'oscillazione, nella sua filosofia, fra una conclusione di tipo prettamente filosofico e uno religioso, che si trascinerà per tutta la vita.
    Da Jena a Heidelberg
    Nel gennaio 1801 si trasferisce a Jena, in quegli anni capitale della cultura tedesca, ospite di Schelling che insegna nella locale università. Pubblica in luglio la Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling per aprirsi la strada all'insegnamento, che ottiene con la dissertazione "De Orbitis Planetarum". Conosce a Weimar Goethe e Schiller; in una lettera a Schiller, Goethe sottolinea la goffaggine di Hegel nella conversazione, un difetto che appare anche nell'esposizione delle sue lezioni universitarie.
    Dal 1802 al 1803 con Schelling pubblica il "Giornale critico della filosofia" e scrive La costituzione della Germania e il Sistema dell'eticità, pubblicati nel 1893. Inizia nel 1806 una relazione con la sua affittacamere Christiane Charlotte Fischer Burckhardt, dalla quale, il 5 febbraio 1807, ha il figlio Ludwig. Il 13 ottobre l'esercito francese entra a Jena; Hegel vede da lontano Napoleone e scrive all'amico e collega Friedrich Niethammer:"...l'imperatore - quest'anima del mondo - l'ho visto uscire a cavallo dalla città, in ricognizione; è davvero una sensazione singolare vedere un tale individuo che qui, concentrato in un punto, seduto su un cavallo, spazia sul mondo e lo domina...". Il suo alloggio viene requisito e va a Bamberg per due mesi; tornato a Jena, pubblica nel marzo 1807 la Fenomenologia dello spirito con la quale, per le critiche che vi sono contenute, si consuma la rottura con Schelling. L'1 marzo Hegel si trasferisce a Bamberg a dirigere il modesto quotidiano "Bamberger Zeitung" (Gazzetta di Bamberg).
    Il 6 dicembre 1808 viene nominato rettore e professore di filosofia del Ginnasio di Norimberga: le sue lezioni saranno pubblicate postume nel 1840 col titolo di Propedeutica filosofica. Si sposa nel settembre 1811 con la ventenne aristocratica Marie von Tucher, da cui avrà due figli, Karl (1813 - 1901) e Immanuel (1814 - 1891). Nell'occasione, scrive all'amico Niethammer:"Ho raggiunto il mio ideale terreno, perché con un impiego e una donna si ha tutto in questo mondo".
    Dal 1812 al 1816 pubblica la Scienza della logica, dal 1813 è sovrintendente delle scuole elementari di Norimberga, dal 28 ottobre 1816 insegna filosofia all'università di Heidelberg.
    Mostra la sua posizione politica nel 1817 con lo scritto, pubblicato anonimo, Valutazione degli atti a stampa dell'assemblea degli stati territoriali del regno del Württemberg negli anni 1815 e 1816, in cui sostiene che in una costituzione quale quella proposta da Francesco I, re del Württenberg, siano riconosciuti i privilegi degli Stände, le corporazioni rappresentate negli Stati generali del regno. Nel giugno pubblica l' Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio.
    A Berlino
    Il 24 gennaio 1818 è nominato professore di filosofia nell'Università di Berlino: nella prolusione del 22 ottobre esalta lo Stato prussiano ed entra in polemica col giurista Friedrich Carl von Savigny e con il filosofo e teologo Friedrich Schleiermacher.
    Il 23 marzo 1819 un membro dell'associazione studentesca radicale Burschenschaft uccide a Mannheim il drammaturgo tedesco e spia russa August von Kotzebue. Il regime prussiano reagisce limitando ulteriormente la già scarsa libertà di stampa e d'insegnamento; Hegel, in precedenza sostenitore dell'associazione, la condanna e si affretta a rielaborare la sua Filosofia del Diritto che esce nell'ottobre del 1820.
    La tomba di Hegel a Berlino.
    Nel 1822 viaggia in Olanda, nel 1824 a Praga e a Vienna; nel 1825 impone al figlio illegittimo Ludwig, che gli ha rubato del denaro, di non portare più il suo cognome. Ludwig assume il cognome della madre, Fischer, e lascia la Germania: arruolato nell'esercito olandese, morirà di malaria a Giakarta il 28 agosto 1831, pochi mesi prima del padre.
    Nel 1827 escono gli "Annali per la critica scientifica", rivista dell'hegelismo, cui collaborano, tra gli altri, Goethe e i fratelli von Humboldt. Ad agosto parte per Parigi, dove è ospite dello storico e filosofo Victor Cousin. Il 18 ottobre, di ritorno a Berlino, incontra Goethe a Weimar; discutono della dialettica ed Hegel dice che essa non è altro che lo spirito di contraddizione insito in tutti gli uomini, disciplinato in regole coltivate.
    Nell'ottobre 1829 Hegel, rettore dell'università di Berlino, nella prolusione accademica, celebra l'accordo tra la legge dello Stato e la libertà d'insegnamento. Nel 1830 condanna duramente le rivoluzioni liberali in Francia e in Belgio; nell'aprile del 1831 esce nella "Gazzetta ufficiale dello Stato prussiano" l'ultimo scritto di Hegel, Sul progetto inglese di riforma elettorale, in cui condanna l'estensione del suffragio elettorale e si dichiara a favore del riconoscimento degli ordini sociali (gli Stände). Muore improvvisamente il 14 novembre, di colera o forse di un tumore allo stomaco; gli vengono tributati funerali straordinari e viene sepolto vicino alla tomba di Fichte.
    Dopo la sua morte, sulla base degli appunti raccolti dagli studenti, furono pubblicate nel 1832 le Lezioni sulla filosofia della religione e le Lezioni sulla storia della filosofia, nel 1837 le Lezioni sulla filosofia della storia, nel 1836 e 1838 le Lezioni sull'Estetica.
    Quadro sintetico del pensiero
    Monismo assoluto di materiale e spirituale
    Sin dagli scritti teologici giovanili, Hegel, si oppose energicamente al cosiddetto "principio del nord", a quella separazione tra ideale e reale che era tipica del kantismo e che non lasciava spazio alla conoscenza del Reale, inteso questo come l'Intero dal quale la Ragione traeva il suo senso e il suo perché. Per Hegel il presupposto della verità della conoscenza è un monismo assoluto di forme spirituali che si evolvono e si assolutizzano in un'unicità diveniente continua, dove il materiale e lo spirituale sono indistinguibili e connessi in un continuo superamento di "momenti" necessari del divenire storico per mezzo di una fenomenologia dove ciò che è posto trova la sua negazione e poi il suo superamento nella sussunzione.
    Si tratta di un processo teleologico deterministico che già nel 1807 egli così avanzava:
    La separazione tra ideale e reale ad opera della religione
    La separazione tra ideale e reale, tra cielo e terra ebbe luogo, secondo il filosofo tedesco, con l'avvento del pensiero ebraico e con il successivo pensiero cristiano. La religione cristiana, derivata da quella ebraica, aveva staccato il senso della propria vita dalla vita stessa, ponendolo al di sopra della terra, in un dio lontano posto in cielo. Dio non apparteneva più all'intima natura delle cose, com'era, per esempio, presso gli antichi Greci, ma scisso dal mondo; l'uomo così, lasciato al suo destino, viveva in uno stato, per così dire, di minorità dal quale, attraverso il senso del peccato e l'insoddisfazione per la propria esistenza, sentiva il bisogno di ricongiungersi col senso vero delle cose. Col cristianesimo era nato perciò quel senso di frustrazione e di pena, di infelicità concettuale nella "scissione", che per millesettecento anni aveva impedito di capire il vero senso dello Spirito.
    La "coscienza infelice"
    Hegel definì lo stato di questa scissione "Coscienza infelice". Quest'ultimo è uno stato, una situazione necessaria che serve all'uomo per ricercare quel senso dell'armonia perduta, volta a ricreare in lui la consapevolezza della propria esperienza tragica, che si risolve nell'aspirare la riconciliazione finale con Dio, in una sorta di armonia dinamica, con lo stesso significato che ne aveva dato Platone nel Sofista, quando si trovò a definire la Dialettica come rapporto dell'unità con la molteplicità. Questo fenomeno pregresso della storia dell'uomo è così descritto da Hegel:
    L'atteggiamento di Hegel si pone allora come una negazione del cristianesimo ma anche come suo assorbimento nel procedere storico. L'Aufhebung (il Superamento) è possibile se, come dice più avanti con la fusione dell'effettualità reale con l'autocoscienza :
    La nuova definizione dell'Assoluto
    È su questa strada speculativa che si determina la nuova definizione dell'Assoluto come unione di finito ed infinito ma anche come non-unione, opposizione di finito ed infinito che porta alla concezione dell'immanenza, dell'Assoluto nel mondo.
    Può sembrare quindi simile alla visione spinoziana dell'assoluto che coincide con la natura del Deus sive Natura; ma Spinoza intende una coincidenza statica di sostanza come assoluto con la natura mentre per Hegel è soggetto spirituale in divenire ovvero egli afferma che la realtà non è ipostaticamente sostanza, qualcosa di immutabile ma soggetto in continuo divenire.
    Elementi della definizione dell'Assoluto hegeliano, secondo alcuni interpreti, sembrano ispirati dal neoplatonismo di Proclo, a proposito della dialettica dello spirito divino.
    La Fenomenologia dello Spirito
    È sulla base di questa nuova visione dell'Assoluto che si possono intendere le critiche di Hegel alle filosofie precedenti di Kant, Fichte e Schelling. Nei confronti di Schelling, Hegel lamenta, a partire dalla "Fenomenologia dello spirito", l'assenza della prospettiva metodologica della dialettica, per quanto concerne la conoscenza del Reale, che per Schelling si risolveva nella indifferenziata sinossi di ideale e reale, è "la notte in cui tutte le vacche sono nere" commenta Hegel nella prefazione della sua opera.
    Proprio in virtù di questo attacco alle filosofie precedenti La "Fenomenologia dello spirito" cerca di spiegare la storia del pensiero, attraverso un divenire, nel tempo e nelle epoche, dell'esperienza della coscienza, che Hegel intese come sottotitolo alla sua opera e che meglio inquadra lo stile del testo. L'opera descrive i tre momenti che nella storia hanno caratterizzato la cultura umana e che si ripetono continuamente nella vita di ciascun individuo, con l'intento di dimostrare, laddove ce ne fosse bisogno, la contemporaneità del modello astratto e del modello concreto, affinché, attraverso i fatti della storia, possa dispiegarsi, rendendo conto di sé, il divenire dello Spirito .
    La prima posizione che lo Spirito ha assunto nella storia è quella dello stato ingenuo dell'armonia originaria, rappresentata dai Greci, dove le forze del dio erano presenti nella natura stessa delle cose, un aspetto del pensiero che contraddistingueva anche le religioni più primitive (animismo).
    Il secondo momento è quello della scissione dal dio, introdotto dalla religioni abramitiche; Dio si manifesta all'uomo, ma, attraverso il peccato originale, opera la scissione; l'uomo, come un angelo caduto, sperimenta l'angoscia e il dolore nella Valle di lacrime che il Padre celeste ha posto per lui: è il Medioevo, l'età che precede la modernità fino a Kant.
    Il terzo momento è scandito dall'avvento della Ragione, lo Spirito si eleva ad una consapevolezza compiuta, conscio della tristezza della scissione, vuole riconciliarsi con il mondo, diventa così Autocoscienza, la presenza attiva di uno Spirito nel mondo che si riconcilia con il mondo stesso, è, dunque, lo Spirito infinito, non più rappresentato dalla sostanza che è posta staticamente al di sotto delle cose, ricoperte dalla loro apparenza fenomenica. La realtà è Soggetto, attività, automovimento.
    Non sono le cose che procedono dall'Assoluto, ma l'Assoluto è questo stesso procedere. Da ciò se ne deduce che per Hegel la Realtà è infinita, è un Soggetto che tiene le fila della storia e che parla attraverso i suoi uomini, quegli uomini che la storia l'hanno sempre fatta in prima persona, che come strumenti nelle mani di questo ineluttabile essere supremo, ne operano il naturale svolgimento. Cosicché le vicende del mondo non sono estranee alla storia dello Spirito perché la storia del mondo è la storia stessa di Dio, è la storia dell'avvento dello Spirito, del realizzarsi della Ragione.
    Reale e razionale
    Tra essere e pensiero, tra realtà e razionalità vi è assoluta compenetrazione e connessione. Il Pensiero è pensiero dell'essere e l'Essere è essere del pensiero. Lo sviluppo della realtà è ragione in movimento:
    Tutto ciò che è razionale è reale (il pensiero sarà certamente razionale e non immaginazione, fantasia, quando troverà la sua corrispondenza con la realtà)
    e tutto ciò che è reale è razionale (nel senso che è inconcepibile che nella realtà ci sia qualcosa di refrattario al pensiero, qualcosa di estraneo ad esso)
    Allora la logica, che studia i processi del pensiero, troverà la sua corrispondenza nella metafisica, che studia i processi della realtà. Una delle colpe di Kant è stata quella di avere privato con il criticismo il popolo tedesco della metafisica, ma un popolo senza metafisica è come «un tempio senza santuario». Bisogna restituire alla speculazione la metafisica identificandola con la logica.
    La logica hegeliana vuole presentarsi come la logica del concreto opponendosi a quella aristotelica, logica dell'astratto, che coglie la realtà nella sua struttura formale, che astrae dal contenuto. È una logica quella aristotelica che esprime un pensiero che astrae dalla vita.
    Hegel realizza, in questo percorso della Ragione, l'unità di forma e contenuto; la vita intesa non più come astrazione formale, con un insieme di nozioni tra loro isolate, ma compresa in un suo sviluppo interno.
    La dialettica
    Hegel riconosce nel pensiero di Kant l'oggettività di questo pensiero puro, ma esso è rimasto prigioniero della finitezza umana, di quell'orizzonte che per forza di cose ci fa fantasticare di mondi separati o cose in sé, senza costruire niente di veramente razionale, di veramente oggettivo.
    Hegel definì il trascendentale di Kant come una sorta di psicologismo che si fermava al fenomeno ed era perciò incapace di andare alla cosa in sè. Nelle tre parti in cui viene definita la logica, come scienza pura della ragione, Hegel distingue le tre dottrine principali della logica oggettiva, distinguendole in Dottrina dell'essere, Dottrina dell'essenza e Dottrina del concetto.
    La struttura, la vita, il procedimento dello Spirito è la dialettica non più intesa come quella aristotelica costituita dai due momenti della tesi e dell'antitesi ma da un movimento a spirale con ritmo triadico a tre lati, secondo il quale ogni posizione (tesi)deve essere superata, negata (antitesi) nelle sue determinazioni particolari, per riaffermarsi, negando l'ultimo stadio raggiunto, con la negazione della negazione (quindi con una nuova affermazione), in una determinazione superiore (sintesi).
    L' Enciclopedia delle scienze filosofiche
    Nella Fenomenologia dello spirito, l'opera in cui Hegel descrive la Scienza dell'apparire dello Spirito stesso attraverso delle tappe del suo percorso, si possono identificare due piani:
    il primo è la via che percorre lo spirito per giungere a sé attraverso tutte le vicende della storia del mondo;
    il secondo è la via del singolo individuo empirico che deve ripercorrere quella stessa via ed appropriarsela.
    Secondo Hegel la libertà non esiste e tutto è determinato nello Spirito e dallo Spirito, che è anche Ragione e Idea e insieme il Dio di Platone, il Dio di Plotino, quello di Proclo, quello di Spinoza. Il Dio di Hegel è necessità assoluta che si fa identità assoluta. Nella Enciclopedia delle scienze filosofiche dice:
    §149. Quindi la necessità è "in sé" un'unica essenza identica "con sè".
    §150. Ciò che è necessario è "in sé" relazione assoluta. Nella sua processualità la relazione si nega e si supera in assoluta identità.
    "Il tutto é l'essenza che viene a compimento mediante il suo sviluppo, di esso si puo' dire che é essenzialmente risultato, che esso é alla fine quello che in realtà é."
    Critiche
    Nonostante abbia goduto di ampio consenso per quasi tutto l'Ottocento, Hegel e la sua filosofia sono stati oggetto di numerose critiche. Tra gli altri, il filosofo anti-idealista Arthur Schopenhauer definì Hegel «un ciarlatano di mente ottusa, insipido, nauseabondo, illetterato, che raggiunse il colmo dell’audacia scarabocchiando e scodellando i più pazzi e mistificati non-sensi». Schopenhauer sostenne che, se si volesse istupidire un giovane, basterebbe fargli leggere le opere di Hegel per renderlo inetto a pensare. Concetto ripreso dal De Sanctis nel saggio in forma di dialogo Schopenhauer e Leopardi in cui si afferma che per istupidire un giovane non bisogna far altro che dargli in mano un libro di Hegel, e quando quello leggerà che «l'essere è il nulla», «l'infinito è il finito», «il generale è il particolare», «la storia è un sillogismo», finirà con l'andare all'ospedale dei pazzi.

    Schopenhauer criticò l'hegelismo soprattutto perchè presuppone un mondo razionale, dominato dalla Ragione, dallo Spirito Assoluto, quando a lui invece il mondo appariva dominato da un impulso irrazionale e inconscio, da una volontà di vivere che spinge l'uomo (ma anche gli altri esseri viventi e persino la materia inaminata) ad agire e così a soffrire, almeno fino a quando egli non se ne liberi praticando le vie della catarsi come l'arte, l'etica e la vita ascetica.
    Anche l'esistenzialista Kierkegaard criticò aspramente il sistema hegeliano, ravvisandovi un illusorio superamento delle contraddizioni della realtà, che a suo avviso sono lacerate da un drammatico aut aut, generatore dell'angoscia della scelta, mentre Hegel credeva di poterle sanare nella logica dialettica astratta dell’et et, della tesi e dell'antitesi, che trova sempre la sua soluzione nella finale sintesi progressiva.
    Di diverso tenore le critiche di Karl Marx e Ludwig Feuerbach, i quali rimproveravano ad Hegel il suo ideologismo, il fatto che questi facesse discendere la realtà dall'idea, mentre secondo loro sarebbe la base materiale, economica e storica, a generare quella teoria che poi, a sua volta, tornerà a modificare la prassi. Nonostante ciò, Marx fondava il suo materialismo storico sulla dialettica hegeliana, mirando appunto a prelevarne il nocciolo razionale nascosto nel "guscio mistico".
    Più recentemente, Karl Popper ha definito Hegel un "profeta del totalitarismo" per la sua concezione della storia in cui prevarrebbe la dimensione assoluta dello Stato. Popper respingeva anche l'idea che la dialettica hegeliana avesse un valore reale e ontologico, essendo questa palesemente contraria al principio di non-contraddizione. Popper contestava il fatto che le contraddizioni debbano essere accolte e accettate come un dato di fatto, mentre in realtà esse dovrebbero servire a testimoniare l'incoerenza di una teoria e a falsificarla. Hegel invece, sostenendo che la realtà è intimamente contraddittoria, si è sottratto ad ogni logica e quindi, con fare disonesto, alla possibilità stessa di essere confutato. In proposito, Popper si è rifatto a Kant e alla differenza che questi poneva tra "opposizione logica" e "opposizione reale". Esempi di opposizione reale erano per Kant il salire e il cadere, il sorgere e il tramontare, il debito e il credito: in tutti questi casi, ciò che chiamiamo negativo è nella realtà un positivo esso stesso, perché non esistono oggetti "negativi" di per sé; il fatto che esistono non può costituirli come un non-essere. La negazione infatti può essere solo logica. L'opposizione che su un piano astratto assume come estremi A e non-A, sul piano reale ha come estremi A e B, cioé opposti che sono entrambi positivi, ovvero reali. Hegel invece, secondo Popper, ha colpevolmente attribuito alla realtà le caratteristiche della logica astratta, trasferendo le contraddizioni logiche dal pensare all'essere e sostenendo, come poi avrebbe fatto Marx, l'"oggettività" del negativo.
    Note


      ^ Per posizione si vuole far intendere che la tesi non ha necessariamente carattere di positività, per esempio "bene", ma che essa può essere espressa anche da una posizione che ha gli aspetti della negatività, ad esempio "male". Sia il bene che il male rappresentano la posizione iniziale, la tesi del processo dialettico.
      ^ Arthur Schopenhauer, Parerga e Paralipomena
      ^ Francesco De Sanctis, Schopenhauer e Leopardi
      ^ Karl Popper, La società aperta e i suoi nemici. Hegel e Marx falsi profeti, vol.II

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    Voci correlate
    Pensiero di Hegel
    Idealismo tedesco
    Fenomenologia dello spirito
    Hegelismo
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    Collegamenti esterni
    (EN) Voce nella Stanford Encyclopedia of Philosophy
    Un portale italiano di collegamenti, contenente alcune delle opere più importanti del filosofo in lingua tedesca e inglese
    Un saggio di Salvatore Veca sul pensiero di Hegel
    L'introduzione alla "Fenomenologia dello spirito" a cura di H.G. Gadamer
    (EN) Il sito della Hegel Society of America
    (EN) Il testo integrale della "Enciclopedia delle scienze filosofiche"
    (EN) La "Fenomenologia dello spirito"
    (EN) Il testo della "Scienza della logica"


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