Carlo Gesualdo (detto Gesualdo da Venosa) (1566-1613)
Informazioni di base:
Carlo Gesualdo in Rete:
Biografia:
(estratta da Wikipedia)Carlo Gesualdo, principe di Venosa
Carlo Gesualdo, conosciuto anche come Gesualdo da Venosa (Venosa, 8 marzo 1566 – Gesualdo, 8 settembre 1613) è stato un compositore italiano.
Gesualdo eccelse nella musica polifonica, fu compositore di madrigali e di musica sacra, generi nei quali precorse, in un certo senso, i tempi. Ebbe come maestri di musica Pomponio Nenna, Giovanni Macque, Stefano Felis, Scipione Stella ed altri eccellenti musici del tempo.
Biografia
Il principe Carlo Gesualdo nacque l'8 marzo 1566 (lo testimoniano due lettere F-Inf. 107 n. 185 e 108 n. 226 custodite presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano) da Fabrizio II e Geronima Borromeo sorella di San Carlo.
Seguì a Napoli severi studi ai quali fu avviato dal padre, discreto letterato e noto mecenate, molto legato ai Gesuiti. All'età di 19 anni Gesualdo pubblicò il primo mottetto "Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra" (Perdona, Signore, i nostri peccati), dimostrando fin da giovane una passione enorme per la musica tale da farlo divenire uno dei più illustri madrigalisti di ogni tempo, apprezzato in tutto il mondo. Grande appassionato di caccia, fu musicista raffinatissimo, innovatore ed eccezionale precursore della musica moderna "onorato e ossequiato dagli uomini di cultura di mezzo mondo".
Nel 1586 sposò la cugina Maria d'Avalos, nata da Carlo, conte di Montesarchio, e da Sveva Gesualdo. Il matrimonio avvenne a Napoli il 28 maggio del 1586 con dispensa del Papa Sisto V, nella chiesa di S. Domenico Maggiore, che era situata vicino al palazzo dove abitava la famiglia Gesualdo. Carlo aveva 20 anni e Maria 24. Dal matrimonio nacque Emanuele.
Un giorno Maria conobbe il duca d'Andria e conte di Ruvo Fabrizio Carafa di cui si innamorò, benché questi fosse sposato con Maria Carafa e padre di quattro figli.
I due superavano ogni ostacolo pur di incontrarsi e non seppero uscire dal ruolo di amanti predestinati. Nello stesso tempo non si riconoscevano colpevoli, perché per loro era vero amore, un amore talmente grande da poter affrontare anche la morte, come poi fecero, dimostrando con tale gesto che da un lato si trattava di vero amore e dall'altro di scegliere la voglia di purificarsi immolandosi per amore: non suicidandosi, ma facendosi ammazzare per amore. In questo modo l'alto senso dell'onore col martirio ne esce invitto e incontaminato, compreso quello del Gesualdo. Quindi gli amanti continuano ad incontrarsi, perfino in casa Gesualdo, nell'attesa di una vendetta che ormai entrambi sanno covata e meditata dal principe.
Infatti, il 16 ottobre 1590 il principe avvertì Maria che, insieme ad alcuni suoi servi, sarebbe andato a caccia nel bosco degli Astroni, restando lontano due giorni. Era solo l'ultima parte di un piano già preparato in ogni minimo dettaglio.
Nella notte fra martedì 16 e mercoledì 17 ottobre 1590 i due amanti vennero colti in flagrante adulterio nella camera da letto di Maria e barbaramente trucidati.
Le salme vennero composte e così descritte dai cronisti dell'epoca (Corona):
Alla violenza omicida Carlo fu, probabilmente suo malgrado, indotto; e, più che dal risentimento personale, da interessate delazioni che gli imposero l'obbligo di vendicare, col sangue, l'offesa fatta al suo nome. Le circostanze lo giustificavano dal punto di vista della legge e del costume del tempo; tanto che il viceré Miranda, dal quale Carlo si recò immediatamente a dare notizia personalmente dell'accaduto, lo esortò ad allontanarsi da Napoli non per sfuggire alla legge, ma per non esasperare il risentimento delle famiglie degli uccisi. Carlo fuggì da Napoli e si rifugiò nell'inaccessibile ed inespugnabile castello-fortezza di Gesualdo.
Il processo venne archiviato il giorno dopo la sua apertura "per ordine del Viceré stante la notorietà della causa giusta dalla quale fu mosso don Carlo Gesualdo Principe di Venosa ad ammazzare sua moglie e il duca d'Andria".
Carlo rimase a Gesualdo finché non si fu accertato che il risentimento delle famiglie dei d'Avalos e dei Carafa si fosse sedato. In questo periodo, per sentirsi sicuro da eventuali attacchi di forze nemiche, per avere un orizzonte più libero e vasto, si ritiene che abbia ordinato il taglio del bosco di querce e di abeti che ammantavano di verde la collina prospiciente il castello.
Tutto ciò non gli restituì la serenità che oramai avrà perso per sempre, perché non c'è nessun testimone così terribile, nessun accusatore così implacabile come la coscienza che abita nel cuore di ogni uomo.
Dopo tre anni e quattro mesi dal duplice assassinio si reca, accompagnato da suo cognato Ferdinando Sanseverino conte di Saponara, dal conte Cesare Caracciolo e dal musico Scipione Stella, a Ferrara per unirsi di nuovo in matrimonio con Eleonora d'Este.
Il rapporto con Casa d'Este
L'interesse al matrimonio era soprattutto di casa d'Este; infatti Alfonso II mirava ad ottenere l'appoggio dello zio di Carlo, il potente cardinale decano Alfonso Gesualdo, probabilmente futuro Papa, nella speranza, risultata poi vana, che il suddetto cardinale intervenisse a favore della Casa d'Este qualora il ducato di Ferrara, per mancanza di eredi, fosse dovuto essere riannesso al dominio della Chiesa.
Al principe e al suo seguito andò incontro il conte Alfonso Fontanelli inviato dal duca di Ferrara Alfonso Il d'Este. All'occhio acuto ed ironico del diplomatico di casa d'Este e dilettante di musica il principe Gesualdo apparve "di aspetto poco imponente, piuttosto accigliato, meridionalmente indolente, e pieno di affettazioni di grandezza e di galanteria di gusto spagnolesco. Si anima per discorrere con irrefrenabile loquacità di musica e di caccia; si sforza dovunque vada di far eseguire ed eseguire egli stesso musica, pronto se manchi un cantore a partecipare all'esecuzione dei propri madrigali, dei quali discorre diffusamente, additando all'interlocutore i passi più notevoli per invenzione o artifizio; ama suonare il liuto e la chitarra spagnola e lo fa con gran maestria e con intensità espressiva sottolineata dal continuo atteggiare e muoversi".
Il rapporto del diplomatico-musicista traccia di Gesualdo un ritratto più vivo rispetto alla sbiadita immagine di donatore assistito dalla figura dello zio Carlo Borromeo che appare nella pala d'altare della chiesa di S. Maria delle Grazie di Gesualdo.
Il 21 febbraio 1594 sposò Eleonora d'Este, cugina del duca di Ferrara Alfonso II. Eleonora donò allo sposo un'opera d'arte: un'armatura cavalleresca mirabilmente cesellata dal più grande maestro armaiolo dell'epoca Pompeo della Casa, che oggi è esposta al museo di Konopiste, a Praga. Da Ferrara gli sposi passarono a Venezia. Di qui per mare raggiunsero a metà agosto Barletta, per condursi a Gesualdo. Durante la sua dimora a Gesualdo il principe si occupava molto di caccia e di musica. Poiché Eleonora era incinta, nel dicembre dello stesso anno 1594 ritornarono a Ferrara dove rimasero per circa due anni. A Ferrara Carlo non riuscì a legare con l'Accademia musicale più aristocratica ed esclusiva del tempo che non gli permise di recitare il ruolo di "primo attore". Pertanto decise di ritornare a Napoli lasciando a Ferrara la moglie e il piccolo Alfonsino che da lei aveva avuto. Ma temendo ancora la vendetta delle potenti famiglie d'Avalos e Carafa, si ritirò definitivamente, nel mese di giugno del 1596, nel castello di Gesualdo, fatto ristrutturare tempo addietro. Il castello aveva perso il rude aspetto di fortezza e divenne una bellissima dimora capace di accogliere una fastosa corte canora nel vago e vano tentativo di emulare quella di Ferrara.
Durante questo lungo periodo (17 anni), più di un terzo della vita di Carlo, Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per cercare la pace dell'anima e il perdono di Dio, fra tante altre opere, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini.
Il convento dei Domenicani comprende la chiesa del SS. Rosario, ristrutturata per i danni subiti dal sisma del 23 novembre 1980, e le case che sono alle sue spalle passate da tempo nelle mani di privati.
Storia di una tela
Il convento dei Cappuccini, comprende invece un edificio (gravemente danneggiato dal sisma del 23 novembre 1980, ristrutturato ed inaugurato il 6 giugno 2004), un grande giardino e la chiesa di S. Maria delle Grazie nella quale si trova l'imponente tela (481cm x 310 cm) intitolata "Il perdono di Carlo Gesualdo", di Giovanni Balducci e aiuti, 1609.
La tela è stata restaurata ed è stata riportata a Gesualdo nella suddetta chiesa al suo originario posto. Nella tela si osserva ad un lato l'immagine del principe che, in ginocchio, con le mani congiunte in atto di preghiera e, accompagnato dallo zio cardinale Carlo Borromeo (poi santo), chiede perdono per il duplice assassinio a Cristo giudicante con l'intercessione della Vergine, di S. Michele, S. Francesco, S. Domenico, S. Caterina e della Maddalena. Di fronte al principe vi è la moglie Eleonora d'Este, anch'ella in ginocchio, in atto di preghiera. A centro è raffigurato con le ali di un angioletto, il piccolo Alfonsino, morto nel 1600 in tenera età. Allargando l'orizzonte si può ritenere che la tela votiva raffiguri la richiesta di perdono per tutta l'umanità peccatrice, così come il principe musicista nel 1585 scriveva nel suo primo mottetto Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra (Perdona, Signore, i nostri peccati).
Alcuni particolari interessanti sono venuti alla luce dopo il restauro. Il quadro finalmente ha il vero autore: Giovanni Balducci da Firenze. Eleonora d'Este era stata coperta con abito da monaca e la Maddalena era vestita con abito accollato. Ora Eleonora è vestita "alla spagnola" e la Maddalena ha un vestito scollato. Tutto ciò era dovuto alle conseguenze del Concilio di Trento e della Controriforma che non consentiva di tenere nelle chiese figure poco riverenti al luogo sacro. Non sappiamo chi è stato il braghettone de Il perdono di Carlo Gesualdo, a differenza di quello del Giudizio Universale di Michelangelo, ma non possiamo giustificare che nel suo operare abbia coperto, fra l'altro, la firma del vero autore della tela votiva.
La musica
Nell'ambiente gesualdino fatto di pace, serenità, di aria pulita e profumata, di panorami vastissimi e di boschi per la caccia, il principe poté dedicare molto del suo tempo alla musica, per cui oltre ai 4 libri di Madrigali già pubblicati, compose altri 2 libri che fece stampare nel 1611 a Gesualdo nella tipografia che il tipografo Gian Giacomo Carlino installò nel castello. Compose inoltre altri Mottetti, un libro di Responsori, un Benedictus, un Miserere, un libro di Sacrae Cantiones a cinque voci e uno a sei voci composte "con artifizio singolare e per sommo diletto degli animi induriti".
Sulla musica di questo grande musicista, si è commesso, e molti continuano a commettere, l'errore di interpretare la musica di Gesualdo in termini autobiografici, limitati ad alcuni episodi, ed in particolare al tradimento ed all'assassinio della prima moglie. Egli fu certamente uno spirito introverso, tormentato e malinconico; la vita non gli diede molte gioie e lo colpì con sofferenze fisiche e psichiche, con delusioni, con perdite dolorose. Ma non bisogna dimenticare che Carlo era secondogenito (v. albero genealogico nel libro di Michele Zarrella "Carlo Gesualdo il suo albero genealogico e la sua città" edito dalla Pro loco Civitatis Iesualdinæ - 1995) e che aveva avuto una rigida educazione religiosa e musicale. Inoltre era nipote di due cardinali, di cui uno poi santo, e il padre, discreto letterato e amante della musica, era molto legato ai Gesuiti ed era mecenate dei musici napoletani più famosi di quel tempo. Pertanto a parte ogni movente di pia espiazione occorre vedere nella musica di Gesualdo l'artista ardito ed innovatore. Le sue combinazioni armoniche trovano riscontro solo nella musica moderna. Il suo genio musicale, i suoi estremi rivolgimenti cromatici, le sue stupefacenti invenzioni artistiche consentono alla sua musica eccelsa di dire quello che non possono dire le parole, tanto da meritare il titolo di Principe dei musici.
Opere
1594: Madrigali libro primo (a 4 voci)
1594: Madrigali libro secundo (a 5 voci)
1595: Madrigali libro terzo (a 5 voci)
1596: Madrigali libro quarto (a 5 voci)
1603: Sacrarum cantionum liber primus, 21 Motetti (a 5 voci)
1603: Sacrarum cantionum liber secundus, 20 Motetti (a 6-7 voci)
1611: Madrigali libro quinto (a 5 voci)
1611: Madrigali libro sesto (a 5 voci)
1611: Responsoria et alia ad Officium Hebdomadae Sanctae spectantia (a 6 voci)
1626: Madrigali libro settimo (a 6 voci, scomparso)
Bibliografia
Rocco Brancati: "Bios athanatos - Carlo Gesualdo principe di Venosa 1566-1613...", Milano, Ed.XXI Secolo, 1997.
Annibale Cogliano: Carlo Gesualdo omicida fra storia e mito. Napoli: Edizioni Sscientifiche Italiane, 2006. ISBN 88-495-1232-5.
Annibale Cogliano: Carlo Gesualdo. Il principe l'amante e la strega. Napoli: Edizioni Sscientifiche Italiane, 2005. ISBN 88-495-0876-X.
Annibale Cogliano: Inventario - Centro Studi e Documentazione Carlo Gesualdo Avellino: Elio Sellino Editore, 2004.
The Concise Edition of Baker's Biographical Dictionary of Musicians, 8th ed. Revised by Nicolas Slonimsky. New York, Schirmer Books, 1993. ISBN 0-02-872416-X
Glenn Watkins: Gesualdo: The Man and His Music. 2nd edition. Oxford, 1991. ISBN 0-19-816197-2
The New Grove Dictionary of Music and Musicians, ed. Stanley Sadie. 20 vol. London, Macmillan Publishers Ltd., 1980. ISBN 1-56159-174-2
Gustave Reese, Music in the Renaissance. New York, W.W. Norton & Co., 1954. ISBN 0-393-09530-4
Alfred Einstein: The Italian Madrigal. Princeton, 1949.
Cecil Gray, Philip Heseltine: Carlo Gesualdo, Musician and Murderer. London, St. Stephen's Press, 1926.
Pietro Misuraca, Carlo Gesualdo da Venosa, principe dei musici , Palermo, L' Epos, 2000.
Voci correlate
Gesualdo, località in provincia di Avellino.
Spartiti liberi di Carlo Gesualdo su International Music Score Library Project
PRO GESUALDO
Gesualdo e Carlo Gesualdo
Comune di Gesualdo
Fondazione Carlo Gesualdo.it
Centro Studi e Documentazione Carlo Gesualdo
http://www.goethe.de/uk/mon/archiv/herzog90/gesualdo.htm "Morte a cinque voci" di W. Herzog
Sito ufficiale del Regista Werner Herzog
Music on the Web
Discografia di Carlo Gesualdo
Ritratti di Gesualdo - Museo del "Conservatorio di musica S. Pietro a Maiella" (Napoli)
"Teatro comunale Carlo Gesualdo" (Avellino)
"Conservatorio Carlo Gesualdo" (Potenza)
Vedi anche pagina web di approfondimento
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Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Gesualdo"
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